Seconda giornata al Challenger di Rovereto: i protagonisti
Il primo derby italiano al Trofeo Perrel-FAIP, torneo Challenger (140.000$, indoor) che si gioca sui campi della Baldresca a Rovereto, è andato a Federico Arnaboldi, bravo a superare Jacopo Berrettini in una partita molto combattuta (6-3 2-6 7-5, lo score). Il lombardo aveva una motivazione extra, poiché Rovereto rappresentava l’ultima occasione per incamerare punti per giocare le qualificazioni dell’Australian Open. “Con Jacopo avevo già giocato due volte in tornei ITF e di recente in Serie A2, ma sempre sulla terra battuta – ha raccontato il 24enne di Como – oggi era tutto diverso, e il suo tipo di gioco poteva darmi fastidio dalla parte del rovescio. Sono contento di come l’ho gestita, perché su questi campi a volte la palla rimbalza e in altre occasioni scivola. Sono abbastanza soddisfatto, ho avuto un piccolo calo a inizio secondo set, ma il terzo l’ho giocato piuttosto bene”. Con questi 7 punti, Arnaboldi è virtualmente numero 228 ATP. Il margine per andare a Melbourne (e assicurarsi il relativo prize money) è risicato, quindi sarà molto importante il match serale di mercoledì contro il danese August Holmgren. E sarebbe bello raggiungere l’obiettivo sullo stesso campo laddove, un anno e mezzo fa, perdeva contro il cugino Andrea che oggi è il suo coach (e con il quale si è divertito a giocare in doppio). “Mentre eravamo in viaggio per Rovereto ho pensato a questa coincidenza. Che dire? Lavoro con mio cugino dalla fine dell’anno scorso, per me è sempre stato un sogno lavorare con lui e direi che i risultati sono arrivati”. Con la speranza che possano migliorare ancora, per un ragazzo educatissimo e con un tennis davvero piacevole da guardare. Accede al secondo turno anche Luca Nardi. Proprio come Arnaboldi, anche il pesarese è a caccia di punti preziosi per l’Australian Open, nel suo caso per il tabellone principale. Accreditato della testa di serie numero 2, si è imposto 3-6 6-2 6-2 con un buon Giovanni Fonio, i cui gesti piuttosto ampi sono penalizzati dalla superficie veloce. Dopo un inizio lento, Nardi ha trovato la misura dei suoi colpi, offrendo anche uno spettacolo molto gradevole. Il tabellone gli è amico: a giudicare dai nomi che orbitano nella sua zona di tabellone (impoverita dal forfait di Jan Choinski per un dolore agli adduttori), la semifinale è l’obiettivo minimo.
Avanti con il brivido anche il numero uno del tabellone, Borna Coric, che ha avuto bisogno di tre set per liberarsi del bergamasco Samuel Vincent Ruggeri. Ora lo attende uno stuzzicante derby croato con il rampante Dino Prizmic, le cui condizioni sono parse decisamente più brillanti.
Mercoledì ci sarà l’esordio dell’idolo di casa, quel Giovanni Oradini che dalle sue parti gioca sempre molto bene, poiché tra Trento, Bolzano e Selva Gardena ha spesso colto buoni risultati nei tornei ITF. Se la vedrà in tarda mattinata con l’ostico Alexey Vatutin.
Che storia
La seconda giornata del torneo roveretano ha messo in bella mostra anche il promettente talento di Michael Agwi, madre ucraina e padre nigeriano, una storia bella e affascinante da raccontare. "I miei genitori si sono conosciuti in Ucraina, mio padre era lì per studio.
Poi si sono trasferiti in Irlanda per lavoro, io sono nato a Dublino ma quando avevo un anno si sono spostati in Germania, a Berlino". Si è complicato un po’ la vita nel match con Enrico Dalla Valle, tra matchpoint annullati ed errori grossolani, ma alla fine l’ha spuntata col punteggio di 6-1 6-7 6-3 e sarà l’avversario di Francesco Maestrelli al secondo turno.
Michael è accompagnato a Rovereto dalla madre Olga, a cui è legatissimo (“Ha lavorato di notte negli hotel per permettermi di giocare”), e sta provando a metterci del suo. Quest’anno ha compiuto un salto di qualità impressionante: “Credevo di poter giocare bene già due anni fa, ma adesso è cambiato qualcosa nella mia mente – racconta deciso – adesso ho più fame di vincere, sono più concentrato e aggressivo: questo non significa che riuscirò a giocare tutti i punti al 100%, ma che lotterò su ogni palla. Inoltre voglio imparare a gestire le sconfitte. Faccio tutto meglio rispetto al passato, ma c’è ancora tanto da migliorare. Lo vedo a ogni partita, oggi sono andato nel panico quando era il momento di chiudere, anche nel terzo set. Devo migliorare ancora”. I tornei Challenger sono la linea di passaggio ideale per capire come funziona il tennis “vero”. Agwi se ne sta accorgendo, perché ha le idee chiare sulle differenze con il circuito ITF: “A questo livello tutti sfruttano le loro chance – racconta – se arriva una palla lenta o corta, tutti attaccano senza esitazione. Non c’è spazio per errori, come si è visto nel secondo set. Sicuramente è più dura, anche perché c’è un enorme livellamento: non c’è molto gap tra le teste di serie e tutti gli altri”.
Nonostante abbia appena 21 anni, ha già imparato ad ascoltare il suo corpo ed evita di andare in overtraining. Quando si allena presso il suo club, il Blau Weiss Berlino, segue ritmi non maniacali: “Cerco di lavorare dalle 2 alle 4 ore al giorno, mi dedico alla preparazione atletica tre volte alla settimana e mi tengo sempre un giorno di riposo. Più in generale, cerco di adattare l’allenamento al mio fisico. Provo ad assecondare le mie sensazioni”. Idoli veri e propri non ne ha avuti, anche se ha ammesso di amare allo stesso modo i Big Three: “Quando ero piccolo guardavo soprattutto Federer, amo la mentalità di Nadal e adoro le capacità e le abilità di Djokovic”. E pensare che da ragazzino poteva diventare un calciatore. “All’età di 7 anni mi sono dedicato al calcio, ma poi per colpa di qualcun altro mi sono rotto un dente, così mia madre mi ha detto di concentrarmi sul tennis”. La passione per il calcio gli è rimasta nel tifo, poiché sostiene il Barcellona (“Grazie a Lionel Messi”) e il Borussia Dortmund (“Per via di Marco Reus”). Ma il calcio ha lasciato spazio a un’avventura molto affascinante, che potrebbe vivere pagine molto, molto intriganti. E Rovereto potrebbe essere il luogo dei primi capitoli, delle prime storie dell’avventura di Michael Agwi.