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Esempio Sinner: genitori niente pressioni sui bambini

Nella dedica classica dopo un trionfo - che sia una coppa nello sport o una targa nella musica - i genitori e la famiglia vengono sempre nominati. Insieme, e spesso prima, del coach o del manager, dei fans o di Dio, degli amici o del fidanzato/a. E anche Jannik Sinner non si è sottratto. Ma è andato oltre il semplice grazie, con una frase tanto semplice quanto dolce, profonda e tenera. Una frase che è andata a toccare tanti aspetti del rapporto tra genitori e bambini e tra bambini e sport (inteso come impegno, come passione, come scuola di valori). Un messaggio a mamma Siglinde e a papà Hanspeter, che è diventato un messaggio virale per tutte le mamme e i papà e per i loro figli sportivi. «Quella frase mi ha colpito, così come ha colpito mezzo mondo. Soprattutto perché a dirla è stato un ragazzo molto giovane ma che ha dimostrato grande consapevolezza. Emerge un messaggio fondamentale: se si fa sport con il piacere mentale di farlo si può diventare dei campioni». A commentare è Michele Facci, psicologo e psicoterapeuta, che lavora negli studi di Trento, Rovereto e Milano e che con i suoi colleghi si occupa molto di sport - ha avuto collaborazioni con Aquila Basket e con Francesca Dallapè, ma anche con tanti altri atleti - e di bambini e adolescenti - «che spingiamo a fare sport, perché per il benessere psicologico conta molto il prendersi cura del proprio corpo» -.

Dottore, Sinner non ha semplicemente detto “grazie”. Ha detto che vorrebbe che tutti avessero genitori come i suoi, che gli hanno permesso di scegliere, anche quando era giovane (non che adesso sia anziano ndr) e che vorrebbe che ogni bambino e ragazzino avesse la libertà che ha avuto lui.

"Ringraziare è frequente, ma esprimere quel tipo di desiderio, a soli 22 anni, è un messaggio bellissimo. Si è trasformato in un influencer della salute mentale, rivolgendosi sia agli adulti sia agli adolescenti. Noi nelle terapie diciamo di scegliere con attenzione da chi farsi influenzare e, visto anche il periodo diciamo difficile per molti influencer, lui si è rivelato un bellissimo esempio.

Punto di vista dei genitori: quelle parole emozionano, ma poi nella realtà?
"In generale nello sport, soprattutto nelle partite, il problema sono più i genitori che i figli. Un’eccessiva pressione esterna - poi esiste anche quella interna, ovvero chi si mette pressione da solo - crea ansia nei ragazzini che giocano e peggiora le loro prestazioni. L’aspetto psicologico è importantissimo: lo sport deve essere un aiuto per la vita, per far stare bene le persone di ogni età. E questo avviene se non si sentono le aspettative di mamme e papà. Ci sono genitori che accompagnano e basta, magari nemmeno guardano le partite o le guardano con serenità. E questa è la formula giusta, perché porta vantaggi sia nella prestazione sportiva del bambino sia nel benessere mentale".

Sinner ha avuto libertà di scegliere. Ma evidentemente era un ragazzino molto maturo. Di fronte a una scelta sbagliata, del tipo “Ho perso, smetto di giocare”, la libertà va lasciata?
"Il consiglio è di sostenere sempre i bambini e di capire le loro esigenze. Che non significa dire sempre sì. Sul momento, a caldo, si può “validare” la richiesta, per poi aspettare un momento più tranquillo, magari qualche giorno dopo, per affrontare meglio la questione. Tanti genitori hanno l’ansia di risolvere il problema in prima persona, magari a fine partita. La scelta impulsiva, di entrambe le parti, non è mai buona. La scena tipica è bambino che piange, papà che si dispera e tira fuori la classica frase “ho pagato la quota per tutto l’anno e tu ci vai”. Invece la risposta è “ti capisco, ne parliamo con calma domani”.

Cambiare sport non è necessariamente una sconfitta.
"No, assolutamente. Anzi, da noi non c’è grande educazione sportiva, invece è giusto sperimentare. E andare a vedere partite o allenamenti di altri sport aiuta la flessibilità mentale".

Sinner pare avere tutto: umile, vincente, simpatico, alla mano. Può diventare un idolo e un esempio per tutti, al di là dei tennisti? Come Michael Jordan lo è non solo per i cestisti.
"A proposito di Jordan: ricordo sempre quella sua frase, quando disse che in carriera aveva sbagliato più di 9.000 tiri e perso quasi 300 partite. Anche Sinner perderà, ma spero che possa essere sempre più un esempio. Come? Deve rimanere così come è. Il consiglio è questo, semplice ma difficilissimo. Se manterrà la sua semplicità saprà essere un idolo per tanti. Riguardo a questo noi consigliamo sempre di scegliere con attenzione i propri idoli e ai genitori di aiutare in questa scelta".

Fonte giornale l'Adige

Autore
Luca Avancini

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