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25 anni fa la scomparsa prematura di Fabrizio Polla

E’ il 1989, cadono i muri, il mondo cambia. Sta per aprirsi un decennio incalzato dal presente, in bilico fra le certezze di un passato vissuto sopra le righe e le incognite di un futuro tutto da scoprire. Scampati al terrorismo, colpiti da un improvviso benessere di ritorno, molti si illuderanno che il peggio sia alle spalle. Nessuno sa che dopo le notti magiche del mondiale di calcio verrà giù tutto, un ciclone spazzerà via un’epoca di effimera leggerezza. Tangentopoli, l’attacco frontale della mafia e della criminalità organizzata alla società democratica, culminato nei brutali omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Tra poche luci e tante ombre, si cominciò a capire che la festa era ormai finita e che la Seconda Repubblica sarebbe stata forse anche peggio della prima.
SVOLTE - Pure il tennis trentino nel suo piccolo ha appena voltato pagina. Dopo sei anni trascorsi alla guida del Comitato Giorgio Torta ha annunciato il suo ritiro dalla scena. “Niente più incarichi ufficiali – spiega – al massimo un contributo dall’esterno”. Affiora la stanchezza, la voglia di staccare la spina. Veneziano classe 1920, Presidente d’importazione, come lo aveva definito qualcuno, discreto giocatore in gioventù, Giorgio Torta aveva messo al servizio del movimento regionale la sua esperienza dirigenziale e imprenditoriale, al Ct Trento prima, in Comitato poi. Per diversi anni fiduciario dei giudici arbitri, dal 1983 era subentrato al dimissionario Marcello Taddei, in un momento “difficile e complicato”, avrebbe ammesso. “C’era il concreto pericolo di una spaccatura profonda a livello istituzionale nei rapporti con la società, ne uscimmo per il rotto della cuffia”. Rieletto due anni più tardi Torta provvide a tenere la barra dritta e riuscì a garantire una sana gestione amministrativa, progressi a piccoli passi, costanti e sicuri. Organizzazione e cura dei tornei, una presenza più attiva vicino alla società e ai loro problemi. Adesso però serviva un deciso cambio di passo, quello che seppe assicurare un dirigente giovane, dinamico e innovativo quale si rivelò Fabrizio Polla, cresciuto proprio nell’ombra rassicurante di Torta. La sua fu una traiettoria lineare e brevissima, al timone restò appena sei anni, ma il solco che tracciò incise il nostro tennis in maniera profonda e duratura. Sono le suggestioni di gioventù a guidare le persone lungo i loro sogni, Fabrizio Polla sapeva guardare lontano. Ci sono scelte che ritornano, intuizioni che mettono radici, forti e generose. Come le sue.

ENERGIA - Una vaga somiglianza con il cantante Antonello Venditti prima maniera, la barba nera e gli immancabili occhiali a goccia, la sigaretta perennemente infilata tra le dita quale tratto distintivo, Polla potevi trovarlo durante il giorno dietro il bancone di quella piccola bottega di salumeria che si trovava in fondo a via Oss Mazzurrana, santuario di delizie e di scoperte gastronomiche. “Il suo negozio è stato per anni un punto di ritrovo per molti tennisti - ricorda sorridendo Adriano Bazzanella, amico, uno dei giocatori di punta dell’Ata negli anni Ottanta - andavamo a trovarlo per fare grandi chiacchierate, sentire le novità, parlare dei propositi futuri. Era sempre pieno di idee. Al nostro tennis ha dato tantissimo e il nostro tennis gli deve tantissimo. Tutto quello che ha fatto poi, lo ha fatto senza secondi fini o interessi personali. Era una persona di una straordinaria integrità, un entusiasta, generoso, instancabile.” Al tennis dedicava ogni momento libero, spesso faceva le ore piccole, rinchiuso in qualche locale fumoso a discutere e programmare. Aveva un carattere impulsivo, ma sprigionava un’energia positiva, contagiosa, e i pensieri sgorgavano a fiotti, progetti da portare avanti e da condividere come se fosse urgente imprimere una nuova direzione, alleggerire una pressione creativa rimasta compressa per troppo tempo dietro vecchie consuetudini e abitudini. Si era formato all’Ata, il circolo sorto sul finire degli anni Settanta nella brulla periferia sud della città grazie all’impulso di un gruppo di amici che lo aveva presto trasformato in una realtà di primo piano del movimento tennistico locale. Oltre a Fabrizio Polla e al fratello Enzo, altro dirigente di spicco, c’erano tra gli altri Adriano Bazzanella, Carlo Bebber, Enrico Stefanini, Francesco Cimadon. Sostenuti dal presidente Luciano Valduga che garantirà ai buoni propositi il necessario sostegno economico. Su quei sei campi in cemento, acquisiti dalla società Ata Battisti, la passione era scoppiata improvvisa e fortissima. “Giocavano come i matti. Mio padre mi raccontò che una volta rimase in campo otto ore di fila. Era convinto di aver stabilito un vero e proprio record”, ricorderà ridendo Raffaelle Cimadon, che oggi insegna al Ct Trento. E’ Polla a convincere un maestro motivato e fresco di diploma, Luca Volpe, al quale si unirà l’istruttore Stefano Pagnacco, per dare un vigoroso impulso all’attività e attirare nuovi giocatori, spinti verso l’Ata anche dalla mancanza di spazi.

GRAND PRIX - Le qualità del giovane dirigente, la voglia e l’intraprendenza, non sfuggono a un presidente accorto e lungimirante come Giorgio Torta che lo convince a entrare in Comitato. Gli affida l’incarico di responsabile dei calendari e delle gare del Comitato, in poche parole dell’attività agonistica. Polla ha già tutto in testa, la prima iniziativa è semplice e geniale al tempo stesso, un circuito estivo di tornei nelle località di villeggiatura e nei circoli più importanti con tanto di Master finale. Lo spunto glielo avevano dato due presidenti molto intraprendenti, Fabio Vidi del Tc Pinzolo e Franco Berlanda del Tc Tione, che ne avevano organizzato uno nel comprensorio delle Giudicarie. Polla raccoglie l’input e gli dà una dimensione regionale. E’ il 1984, nasce così il primo Grand Prix. Solo due categorie per cominciare, classificati ed enneci, ma il successo è immediato. L’Adige dedica un’intera pagina al Master che sui campi della Baldresca a Rovereto incoronerà la solida tempra di Paolo Corradini e il talento emergente del 15enne Claudio Rosini, protagonista di un’interminabile finale con Stefano Bebber, piegato solo 13 -11 al terzo set. La formula ha conquistato tutti, e l’anno successivo il Gp apre alle donne, Claudio Rosini si confermerà il più forte precedendo l’amico Alberto Chiesa, Luca Del Dot dominerà la scena incontrastato tra i non classificati, mentre Sandra Maistri farà suo il titolo femminile. Sua è un’altra idea vincente, la Festa del Tennis, sfavillante passerella di fine anno che trova la sua ideale cornice nella discoteca Number One di Pergine. Oltre 1.500 persone, tra giocatori, dirigenti, semplici appassionati, amici, ne riempiono le sale a fine ottobre.

TIMONE - Quando Torta si fa da parte, è lui a prendere il timone del Comitato. Il primo impegno è rafforzare l’asse con Bolzano, dove si sta muovendo in maniera brillante un altro giovane presidente, Alex Tabarelli, che porterà in Alto Adige la Coppa Davis e il grande tennis internazionale. Dopo un decennio di separazione più o meno forzata il massimo torneo regionale a squadre torna a dimensione regionale. “Un passo sportivo in avanti” lo definisce Giovanni Ravagnolo, presidente della Fit regionale. Poco importa se sarà il Trentino a prendersi entrambi i titoli con Rovereto e Sporting Villazzano. Collaborazione e interscambio, un modo per crescere, senza limitarsi a coltivare il proprio orticello. Questo mentre il Grand Prix continua ad attirare sempre più giocatori da fuori regione. Promozione e propaganda sono le parole d’ordine. Il tennis ha pure il suo spazio fisso alla radio e in tv. “Dobbiamo essere noi ad andare a cercare i talenti e non aspettare che ci piovano addosso”, la sua filosofia. L'obiettivo più importante è la creazione di un centro tecnico provinciale, supportato dai tecnici della Federazione. Rimarrà per ora sulla carta, non tutti sono pronti. Le battaglie sono tante, in testa ci sono anche quelle famose per l’etica e il comportamento. Non esita a bacchettare i tennisti che curano poco l’abbigliamento, o che si lasciano andare ad atteggiamenti sopra le righe. “In campo vorrei vedere modi all’inglese”, confessa. Grande attenzione è dedicata al settore dei giudici arbitri, qui lo seguirà con competenza Sandra Mirigelli.

DEDICA - Polla viene rieletto alla presidenza della Fit nel 1993, lo affiancano Franco Berlanda, Paolo Dorigotti, Carlo Volpe, Marcello Russolo, Vittore Bombardelli e Stefano Sembenotti, l’unico volto nuovo, fortemente voluto dallo stesso Polla. Ha trascorso una notte movimentata, il vento che ha soffiato violento ha squarciato uno dei palloni di piazza Venezia, sarà lui insieme a Russolo a raccoglierne poi la scomoda eredità. I numeri sono confortanti, ma Polla va oltre. “Stiamo colpevolmente trascurando il settore giovanile”, tuona in assemblea. E’ lì che vorrebbe concentrare tutte le sue energie, un male oscuro, subdolo quanto spietato, lo attende però al varco. E questa è una partita che non può vincere. Fabrizio Polla si spegne nell’estate del 1995 a soli 39 anni, lasciando tutti sgomenti. La notizia arriva durante il Città di Riva, Enrico Slomp commosso vorrebbe dedicargli la vittoria, ma uno stiramento all’inguine lo frena sul più bello nella finale con il 17enne emiliano Manuel Rezzaghi. Va avanti di un set, cede nel secondo, con orgoglio si risolleva nel terzo, manca un comodo smash che lo avrebbe portato 5-3 nel terzo e si fa riprendere dal rivale che si aggiudicherà il tie-break decisivo 7 punti a 4. “Spero gli faccia comunque piacere anche un secondo posto da lassù”, confiderà con pudore ed emozione al momento della premiazione.

Autore
Luca Avancini

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