L'appello degli appassionati: "Aprite al tennis"
L’ora di tennis è una vecchia abitudine. Fabio Berlanda, dirigente generale della Provincia, è stato un buon agonista e continua a frequentare il circolo di piazza Venezia con regolarità. E quando il decreto della Provincia pareva aver dato il via libera non aveva perso tempo a prenotare il campo. Fissato per il pomeriggio di mercoledì con l’amico Emilio Galante, flautista di fama, a sua volta appassionato tennista di lungo corso. I cancelli però sono rimasti chiusi, al Circolo Tennis Trento come all’Ata Battisti e in gran parte dei circoli del Trentino. Non per tutti, gli agonisti di vertice stanno continuando ad allenarsi regolarmente con i tecnici, gli amatori invece dovranno restare ancora al palo. “Io un po’ ci speravo - ha confidato Berlanda con una punta di pudore - avevo capito che si poteva giocare regolarmente e quindi mi sono segnato subito un’ora. La voglia di ricominciare è tanta.” L’apertura lunedì è durata lo spazio di poche ore, poi è arrivato il nuovo stop. “Una vicenda curiosissima”, così la definisce l’ingegnere trentino che per qualche tempo, alla fine degli anni Novanta, ha svolto anche le funzioni di Dirigente del Dipartimento della protezione civile. “Conosco bene l’attuale responsabile Raffaele da Col, e so che è attento a interpretare e a raccogliere le indicazioni che arrivano dagli organi competenti e dagli esperti - prosegue Berlanda - Capisco pure la marginalità del problema, rispetto a quelle che sono le emergenze vere, in un momento così drammatico. In ogni caso non so quale altro sport può sentirsi altrettanto sicuro quanto il tennis. Non la ritengo un’attività più pericolosa del passeggiare o dell’andare in bicicletta. Sul campo non è difficile rispettare la distanza di sicurezza, inoltre hai la possibilità di arrivare già cambiato e farti la doccia a casa. Sia chiaro, parlo secondo logica, senza avere delle basi mediche o scientifiche”. Le dichiarazioni di Da Col di certo hanno ingenerato parecchia confusione: “Nemmeno io ho capito bene cosa è lecito fare e cosa no, la salute resta in ogni caso al primo posto e dobbiamo accettare anche le limitazioni imposte alle nostre libertà. Il tennis mi manca, ma se dovrò farlo, aspetterò ancora.” Ieri intanto l’assessore allo sport Roberto Failoni durante l’incontro in video conferenza con tutti i presidenti di Federazioni del CONI, ha provveduto a rassicurare il numero uno della Fit Marcello Russolo, sulla possibilità che si possa arrivare a breve a una soluzione positiva del problema. E a un chiarimento definitivo. Le regioni intanto stanno seguendo strade diverse, Sicilia e Abruzzo hanno aperto senza restrizioni, lo stesso ha fatto da lunedì il Veneto. Le indicazioni in questo caso sembrano chiare, i centri sportivi restano chiusi per le attività di aggregazione, ma laddove sia esclusa ogni forma di compresenza aggregata, è consentito svolgere una attività motoria individuale”. Come quella del tennis, per intenderci. “Altrettanto chiare a mio avviso erano pure le norme contenute nel decreto emanato sabato scorso dalla Provincia - fa eco Antonio Divan, tennista di valore in passato e oggi presidente dell’Asis, la società che gestisce gli impianti del Comune di Trento - Sull’interpretazione non vi era alcun possibile fraintendimento, si parla di sport individuale e si parla di circoli. Siccome non esiste uno sport che si da da solo, ma esistono soltanto discipline che prevedono classifiche individuali o classifiche a squadre, il tennis rientra chiaramente nella categoria degli sport individuali. Se poi l’ulteriore criterio discriminante, come pare, è quello di impedire il contatto, beh allora il tennis è lo sport più sicuro di tutti, perché sul campo tra un giocatore e l’altro ci sono di solito almeno venti metri di distanza. In questo senso mi pare potenzialmente più a rischio la corsa, basti pensare a quante persone puoi incontrare lungo il tuo tragitto.”