Ludovico Cestarollo: c'è sempre più l'America nel suo futuro
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L’America non è poi così lontana in fondo. Dall’altra parte della luna, cantava Lucio Dalla, ma forse aveva in mente l’America luccicante di certe riviste patinate. Quella delle opportunità invece è sempre lì, a portata di mano, se hai forza di volontà, spirito di sacrificio per afferrarla. Lo sa bene Ludovico Cestarollo, 23enne che il suo sogno a stelle e strisce lo ha inseguito con ostinata determinazione, da quando, quasi sei anni fa, decise di lasciare Rovereto per trasferirsi oltre oceano, destinazione la Binghamton University nello stato di New York. Un sogno alimentato con la costanza e l’impegno, una laurea col massimo dei voti in ingegneria industriale, e la prospettiva concreta di un Master per conseguire il dottorato in ingegneria e scienze dei materiali. Era partito nell’estate del 2015, a diciannove anni, infilando nel borsone anche le racchette da tennis che gli aveva messo in mano da bambino papà Alberto, apprezzato maestro. Il tennis gli era servito per ottenere la sospirata borsa di studio, per meriti scolastici e sportivi, grazie ad una classifica di tutto rispetto (2.5), e una solida base tecnica acquisita sui campi dell’Ata Battisti dove è cresciuto come giocatore e dove ha fatto il suo debutto in serie A1 nel novembre del 2013. Ragazzo riflessivo e intelligente, sicuramente dotato di un carattere forte e intraprendente, visto che questa grande opportunità se l’è costruita tutto da solo, o quasi, Ludovico si è tuffato a capofitto negli studi, ma ha continuato a coltivare anche la sua grande passione. E ha impiegato poco a diventare il numero uno e il capitano della squadra di college che gioca nella Division I, la serie più alta a livello di campionati universitari americani. Un promozione che gli è valsa anche una wild card per il Challenger in programma a fine luglio a Binghamton, e una stimolante esperienza tra i “pro”. Ludo se l’è cavata piuttosto bene, si è difeso con onore nelle qualificazioni del singolo opposto all’australiano Aleksandar Vukic, numero 368 al mondo, ed è sbarcato ai quarti di finale nel main draw di doppio in coppia con il giovane amico Karl Poling, dopo aver battuto 12-10 al super tie-break due specialisti indiani, Vijay Prashanth e Saketh Mnyneni (già numero 100 della graduatoria mondiale di categoria ed ex numero 137 in singolo)Vijay Prashanth. “Quella partita mi ha regalato sensazioni incredibili - racconta - Sono stato intervistato dalle televisioni locali e tanti hanno potuto conoscere la mia storia. Oggi persino i professori si interessano ai miei risultati”. Un bel modo per veder ripagati i tanti sacrifici. “La sveglia qua suona presto, già alle sei - rivela ancora Ludovico - si comincia di buon mattino con il tennis, quindi palestra, fisioterapia, lezioni, laboratorio e studio a casa. Gli impegni sono parecchi, ma tutti gratificanti”. L’idea dell’America era nata quasi per caso, durante un viaggio a Boston con la zia: “Lì ho incontrato un ragazzo che studiava ingegneria e che mi ha fatto conoscere la realtà sportiva universitaria americana. Ho visitato anche Harvard, è stata un’esperienza illuminante, una rivelazione. Inizialmente non avevo collegato la cosa al tennis, mi attirava l’idea di studiare negli States, ne abbiamo parlato e al ritorno ho fatto delle ricerche su internet. Ho scoperto che le Università mettono a disposizione delle borse di studio importanti per gli atleti e così ho cercato di entrare in contatto con alcune di queste. Nel gennaio del 2014 un coach mi ha invitato alla Virginia Tech, a Blacksburg, nello stesso college dove studia e gioca Francesca Fusinato che è stata compagna di squadra al Ct Trento di mia sorella Carolina. Ho capito subito che si sarebbe trattato di un’esperienza fondamentale sotto tutti i punti di vista.” A tal punto che adesso Ludovico vede solo l’America nel suo futuro. “Lo studio è sempre stata la priorità. Mi piacerebbe completare il mio percorso e lavorare per qualche importante azienda negli Stati Uniti, le possibilità non mancano. Questo percorso mi ha fatto maturare come persona, come ingegnere e come atleta. Cosa chiedere di più? Qui gli studenti hanno tutto ciò che serve per crescere e migliorare. Poi sta a loro sfruttare ciò che gli viene messo a disposizione e guadagnare la fiducia delle persone, in modo che investano su di loro.” E Ludovico questo lo sta facendo al meglio, non c’è che dire.