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Jasmine e Jannik: il lavoro è il segreto del loro successo

Articolo di Leonardo Pantezzi

«Non c'è modo di aggirare il duro lavoro, perciò abbraccialo». Così rispondeva Roger Federer quando gli fu chiesto quale fosse la chiave del suo successo. E attenzione, se a dirlo è il tennista originario di Basilea, il giocatore che rappresenta l'emblema del talento naturale più puro, vuol dire che alternative proprio non ce ne sono.Ebbene i nostri due campionissimi italiani, Jannik Sinner e Jasmine Paolini, l'hanno abbracciato il duro lavoro, eccome se l'hanno fatto. Sfido chiunque a preconizzare, nel gennaio di questo 2024, che sarebbe stato possibile per Jasmine portare splendidamente a casa 2 finali Slam, al Roland Garros e a Wimbledon, il quarto posto nel ranking Wta, una medaglia d'oro alle Olimpiadi parigine in coppia con l'amica Sara Errani e la vittoria nel Wta 1000 di Dubai. A testimonianza della crescita esponenziale di Jasmine c'è anche il fatto che ci sia spazio per un piccolo rammarico in un 2024 superbo: perché se la finale degli Open di Francia era una sfida proibitiva contro l'allora numero 1 Iga Swiatek, che con i suoi 23 anni è già da annoverarsi tra le migliori tenniste di sempre su terra battuta, il titolo sfuggito all'All England Club contro la ceca Krejcikova era molto più abbordabile.Ma ciò non toglie che il 2024 di Jasmine sia fuori dagli schemi, oltre ogni più rosea aspettativa, e che la nostra sia la principale artefice, insieme a un certo ragazzo della Val Pusteria, di una rinascita a mo' di Araba Fenice del tennis italiano. Il dato statistico è impressionante: negli ultimi 365 giorni l'Italia tennistica, rappresentata dalle "due J" Jasmine e Jannik, ha raggiunto almeno la finale in Coppa Davis (vinta 2 volte in 2 anni), Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, Us Open, Atp Finals, Olimpiadi e, da ultimo, Billie Jean King Cup, a Malaga trionfale. E allora ecco l'analisi del 2024 del numero uno del mondo. La crescita di Jannik Sinner è difficilmente spiegabile attraverso le sole parole, ma, per fortuna, in nostro soccorso vengono i numeri di una stagione stellare, coronata, da ultimo, con il successo strepitoso alle Atp Finals di Torino. Sinner nel 2024 si porta a casa 8 titoli, tra cui i suoi primi 2 Slam, un record di 70 vittorie a fronte di solo 6 sconfitte e quasi 12000 punti nel ranking Atp. Tanto per avere un'idea del dominio di cui siamo spettatori, se un tennista avesse il quantitativo di punti (3915) che separano Jannik dal suo inseguitore nel ranking, Alexander Zverev, questo tennista sarebbe n.6 nel mondo, davanti a mister 24 Slam Novak Djokovic.Numeri impressionanti che non ci chiariscono però come sia stato possibile un tale exploit. E quindi si torna all'etica di lavoro impressionante che contraddistingue il campione (che, ricordiamo, ha appena 23 anni) e il suo team. Perché insieme ai coach Simone Vagnozzi, che era entrato nel team di Sinner spodestando un nome altisonante come Riccardo Piatti, e Darren Cahill, Jannik ha migliorato tutti quegli aspetti del suo gioco che non gli permettevano il salto da "un tennista straordinario" a "il miglior tennista del mondo". Jannik nel 2024 finalmente abbandona con frequenza quella linea di fondo a cui sembrava ancorato precedentemente; il divieto di avvicinamento alla rete è ora stato revocato e Jannik segue, con frequenza e determinatezza, i suoi colpi d'attacco da fondo con una volée. Ma il passo decisivo è stato senza dubbio il servizio. Jannik nel primo set contro Taylor Fritz in finale alle Atp Finals ha servito 10 ace e, affrontando i migliori 8 del mondo, ha subito solo 2 break in tutto il torneo, portandosi a casa il titolo senza mai perdere un set (impresa che era riuscita solo a Ivan Lendl, ben 38 anni fa). Ah, tra parentesi, non per fargli i conti in tasca, ma in due settimane Sinner ha intascato i 2 montepremi più alti della storia del tennis (6 milioni di euro per aver vinto l'esibizione a Riyadh del Six Kings Slam e i 5,8 milioni per aver trionfato da imbattuto alle Finals). La potestà sui campi in cemento, al limite della "tirannia", visto che ai suoi avversari lascia solo le briciole, è ormai un dato innegabile: Jannik è uno dei soli tre tennisti che nella storia sono riusciti ad aggiudicarsi in una singola stagione i principali tre tornei sul cemento (Australian Open, Us Open e Atp Finals); gli altri due si chiamano Roger Federer e Novak Djokovic, tanto per intenderci. E l'ha fatto in un'annata turbata dallo scandalo Clostebol, che avrebbe tagliato le gambe a un qualsiasi tennista che non avesse la caratura mentale di Sinner. Il passo successivo non può che essere l'estensione del suo regno su terra rossa e erba. Ma nel mentre, direi che possiamo ritenerci soddisfatti.

Autore
Luca Avancini

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