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Padel: il Circolo di Arco si fa valere nei tricolori over 50

Non chiamateli semplicemente ex tennisti. Con il padel si sono riscoperti giocatori, a dispetto dell’età, grazie all’esperienza. E spinto in alto il Circolo di Arco nel torneo nazionale a squadre riservato agli over 50. Terzo posto nel girone che comprendeva formazioni lombarde e venete, e qualificazione alla fase finale mancata di poco. Non male in fondo, per essere la prima volta o quasi. Alberto Chiesa, Christian Mazzardi, Andrea Pederzolli ed Enrico Slomp, hanno dimostrato di saperci fare: tocchi morbidi, soluzioni delicate e potenti al tempo stesso, sapienza tattica. Così hanno trascinato il Circolo di Arco, l’unico trentino che per ora si sia affacciato sulla scena agonistica nazionale, sino al terzo posto nel girone riservato alle formazioni del Veneto e della Lombardia. Due sconfitte iniziali per il club guidato dal capitano Mauro Sanna e rinforzato da altri due buoni giocatori, Michele Armani e l’ex attaccante di Foggia e Milan Pierpaolo Bresciani, ma solo contro le avversarie più accreditate in termini di classifica, ovvero i brianzoli del Padel Extreme e del Padel Factory, poi solo un crescendo di vittorie, nette e convincenti, con i team del Veneto, il Padel Pineta di Verona, la Canottieri Padova e il Padel Club Padova.
Non è un caso, ad Arco il padel cresce e i numeri sono sicuramente buoni, almeno un’ottantina di soci frequentano abitualmente i campi. “Il problema è che sono ancora pochi quelli che giocano a livello agonistico - spiega Alberto Chiesa - è molto importante allargare la base per elevare il livello e diventare più competitivi. In Lombardia e in Veneto c’è tanta gente che frequenta i tornei, e sono sempre di più i ragazzi. Molti provengono dal beach, piuttosto che dal tennis.” Il tennis già, ci sono ancora diversi luoghi comuni da sfatare. Molti vedono ancora ancora il padel come un gioco più ancora che come uno sport. La questione tiene banco ormai da un po’, da quando in tanti hanno cominciato a frequentare la gabbia in plexiglass con una racchetta in mano, magari senza averne mai tenuta una prima, se non quella dei racchettoni da spiaggia. “E’ vero, è più facile avvicinarsi al padel che al tennis. E' indubbiamente più divertente e accessibile a tutti, e subito. La pratica sportiva però è tutta un’altra cosa. Inoltre va detto che passare dal tennis al padel non è poi così semplice, né così scontato come credono molti - avverte ancora Chiesa - intanto nella gabbia il punto non è mai finito, il vetro può diventare un alleato, ma anche un nemico per chi non vi è abituato. Nel tennis lo scambio finisce quando la palla passa, nel padel invece rimane ancora vivo. E poi il bel punto non paga, come non aiuta tirare forte. Servono tecnica, costanza, pazienza e grande affiatamento con il compagno.”

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