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Apre Trento Padel: il nuovo centro per gli appassionati

E’ il gioco, o se volete, la mania del momento. Il padel intriga, appassiona, fluisce impetuoso, inarrestabile. E non crediate sia solo una moda passeggera, è uno sport destinato a durare. Non ha dubbi al proposito Enrico Slomp, che ha lasciato la racchetta da tennis per impugnare la pala, la racchetta solida e forata che si usa per colpire la palla nella gabbia, come viene definito il campo da padel. Lo ha fatto riscoprendosi imprenditore, insieme all’amico Christian Mazzardi, pure lui ex atleta e maestro di tennis, con il quale ha fatto coppia, prima sul campo e poi nel mondo del lavoro. I due hanno appena inaugurato un nuovo grande centro a Gardolo, si chiamerà “Trento Padel” e avrà tre campi coperti e riscaldati, spogliatoi, un'area bar, un parcheggio interno, uno shop per l'acquisto e il noleggio dell’attrezzatura. Un progetto di ampio respiro destinato ad allargare spazi e strutture in futuro. Amplierà la disponibilità cittadina, che già conta sui rettangoli di Martignano e della Vela. “Ma il nostro sarà il primo centro sportivo con campi coperti realizzato dopo tanti anni da privati, su suolo privato”, tiene a sottolineare lo stesso Slomp, con una punta di evidente orgoglio. Una scommessa, forse, ma non un azzardo.

Vario e facile - Con il Padel è stato amore a prima vista. “Lo abbiamo provato a Verona un paio di anni fa, ci è sembrato subito divertente e interessante - racconta - La scintilla è scattata quando ci siamo cimentati in qualche piccolo torneo. Da allora non abbiamo più smesso di giocare.” Non ostenta alcun senso di colpa Slomp, per aver messo in naftalina il vecchio attrezzo, proprio lui che da allenatore aveva respirato a pieni polmoni l’aria del grande tennis e dei grandi palcoscenici: Wimbledon, il Roland Garros, gli Us Open, l’Australia, la Florida di Nick Bollettieri, campione europeo e del mondo nel 2006 con gli azzurrini dell’under 14. “Il padel ti prende perché è molto più vario rispetto al tennis, puoi fare il punto in tantissimi modi diversi, e ogni punto non è mai uguale a quello precedente. E questo aspetto rende il gioco tremendamente divertente. Ma la vera differenza sta nella sua immediatezza, se non hai grosse abilità puoi impiegare due anni prima di riuscire a palleggiare su un campo da tennis, con il padel ti bastano un paio di settimane. E’ il segreto del suo successo, il fatto di essere uno sport accessibile a tutti, indipendentemente dall’età o dalle capacità motorie. Si gioca in due e hai una porzione più piccola di campo da coprire, così te la puoi cavare egregiamente anche se non sei un atleta.”

Convivenza - Il padel aveva fatto capolino a Trento e in Italia nei primi anni Novanta, quando era già diffusissimo in Spagna e Sudamerica, ma aveva stentato parecchio a fare presa e per molto tempo se ne erano perse le tracce. Poi il boom, improvviso, travolgente. Inatteso. “Sono stati gli ex calciatori a farlo conoscere e a renderlo particolarmente popolare al grande pubblico - rivela Slomp - La Federazione Tennis poi ha spinto molto in questa direzione, investendo parecchie risorse. Ha avuto il merito di capire quali prospettive si sarebbero aperte anche in Italia per questa disciplina.” Tanto da assumere lo scorso ottobre una nuova denominazione, Federazione Italiana Tennis e Padel (Fitp). “La decisione non mi ha stupito, lo considero un segnale forte di riconoscimento.” Qualcuno però ha storto il naso. “Il padel è lo sport delle pippe”, aveva scherzato con tono sulfureo il grande Nicola Pietrangeli. “Vero il padel è un po’ snobbato dai puristi della racchetta - ammette sorridendo Slomp - molti però non sanno che anche Djokovic, Nadal e Federer giocano regolarmente a padel. E così tanti altri tennisti di ottimo livello. Sono convinto che succederà lo stesso pure con gli amatori.” Nessun problema di convivenza, quindi. “Assolutamente no. Ma sfatiamo subito il luogo comune che sia uno sport per chi non gioca bene a tennis. Anche qui servono istruttori preparati, con quelli improvvisati puoi imparare solo a colpire la palla, ma non a giocare.”

Giocare con la parete - Le differenze però ci sono, e non banali. “La parete costituisce la variabile principale rispetto al tennis, può diventare una preziosa alleata, ma è anche uno dei primi problemi da affrontare e risolvere se si vuole migliorare il proprio livello di gioco - avverte Christian Mazzardi - I maestri di paddle ripetono come un mantra che «la parete è tua amica», «gioca con la parete», ma serve comunque una certa dimestichezza, prima di poterla sfruttare a proprio vantaggio. Il meccanismo dei colpi è simile, soprattutto quelli di volo, la strategia di gioco però è completamente diversa: a tennis serve una certa forza per chiudere il colpo, a padel il punto devi costruirtelo con pazienza. Diciamo che è più tattico, e ad alto livello richiede uno sforzo fisico maggiore perché gli scambi durano molto di più. Inoltre serve tanta sensibilità, la racchetta è più corta, e l'impugnatura diventa quasi un'estensione della mano.”

Che numeri - Le cifre sono impressionanti: il padel ha fatto registrare un enorme balzo in avanti negli ultimi cinque anni, con un aumento del 181 per cento nel numero di club presenti in Europa. E si prevede un investimento in nuovi campi da gioco di oltre un miliardo di euro entro il 2025. E’ lo sport del Futuro? “Passato il boom, diventerà qualcosa di strutturale, anche perché parliamo di uno sport inclusivo e aperto a tutti, senza distinzioni di età, genere e forma fisica - sottolinea Mazzardi - Non ci sono altre discipline emergenti con queste stesse caratteristiche.” In Spagna c’è un campo ogni 3.385 giocatori, in Svezia uno ogni 2.966. In Italia, invece, uno ogni 16.868 giocatori. “I praticanti sono raddoppiati in un solo anno dal 2021 al 2022, oggi sono oltre due milioni, ma anche le strutture stanno crescendo. La nostra idea è di creare un vero e proprio club, aperto a tutti, con tante proposte e iniziative. Creare una rete di relazioni tra i nostri soci, che sono già oltre duecento, riteniamo che sia fondamentale giocare con gente diversa, ti aiuta a comprendere meglio i meccanismi del gioco.” Uno sguardo inevitabile all’agonismo. “Rispetto ad altre regioni siamo un po’ in ritardo - la chiosa di Slomp - Serviranno almeno due anni per poter avere pure qui qualche giocatore di buon livello. Ma non dobbiamo avere fretta, bisogna prima creare una scuola, un settore giovanile, e cercare di avvicinare anche i ragazzi a questo bellissimo sport.”

La storia del gioco

Marinai inglesi annoiati che giocavano nelle stive delle navi usando pagaie come racchette? Un reverendo americano che cercava una versione del tennis per bambini? Le origini del Padel si dipanano tra storia o leggenda. Si racconta che un giorno, sul finire degli anni Settanta, un milionario messicano, tal Enrique Corquera, appassionatissimo di tennis, si fosse intestardito nel voler costruire un campo all’interno della sua tenuta. Qualcuno gli aveva fatto notare che lo spazio predisposto non bastava, ma lui non volle sentire ragioni, e si accontentò di un campo di dimensioni ridotte, senza abbattere i muri circostanti. E in quel rettangolo nacque un gioco nuovo, che aveva come complici e avversari al tempo stesso proprio quei muri di cemento, diventati presto parte integrante del divertimento. Non sappiamo se sia andata davvero così, ma di certo fu l’esimio Corquera a codificare questa disciplina che da allora prese il nome di paddle, alla lettera pagaia, poi chiamata anche paddle tennis o padel. Definizione quest’ultima utilizzata dalla Federazione Spagnola e diventata di uso comune a livello internazionale.

Come si gioca

A sfidarsi sono sempre due coppie, la modalità di conteggio dei punti è la stessa del tennis; uguale la pallina, cambia ovviamente la racchetta: solida, senza corde e perforata, di norma composta di fibra di vetro e/o fibra di carbonio. Ricorda vagamente i racchettoni che si usano d’estate sulla spiaggia. Il campo di gioco è sostanzialmente identico a quello da tennis, ma come detto risulta più piccolo: 10 metri di larghezza per 20 di lunghezza, diviso in due parti orizzontalmente e verticalmente per individuare le aree in cui deve cadere il servizio. Il servizio si effettua dal basso verso l’alto e l’impatto deve avvenire con la palla che rimane sempre sotto l’altezza dell’anca. Si serve sempre in diagonale, seguendo posizioni identiche a quelle del tennis. I giocatori possono colpire la palla al volo, tranne che in risposta, e possono farla rimbalzare contro le pareti del proprio campo e far sì che questa poi arrivi nel campo avversario passando sopra la rete. La palla non deve mai rimbalzare direttamente sulla parete e non può mai fare più di un rimbalzo a terra nel proprio campo, ma può essere colpita prima che batta a terra anche dopo aver colpito il vetro che delimita il campo.

Autore
Luca Avancini

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